Pascarosa


Sorgeva al confine tra le Difese di Chiobbica e di San Salvatore la contrada detta anticamente Li Sièrre toponimo riferito all’altura elevata per 310 metri, posta a circa 10 chilometri da Ostuni, sulla quale si accampa un piccolo nucleo residenziale. Il toponimo, ancora in uso nel XIX secolo, è stato successivamente sostituito da Pascarosa, agnome proprio di Domenico Argentieri di Ceglie, concessionario nel 1796 di una porzione di terre della Difesa di Chiobbica, appartenute precedentemente ad Andrea Gaito. Si tratta certamente di un antenato del noto Seppe li Sierre, al secolo Giuseppe Argentieri (1875-1955), immortalato da una celebre poesia di don Pietro Pignatelli Li mièdece de Stune e Sseppe li sierre e dalla brillante commedia di Silvio Jurleo Sseppe li sierre. Questa saggia figura di mago-psicologo, a cui facevano visita per ricette e consigli u volle nobilitare nel 1924 il pittoresco villaggio, un tempo composto da vari agglomerati di trulli, con un artistico Calvario, nel quale ha trovato posto la statua in pietra di Cristo morto scolpita dallo scultore Francesco Bagnulo. Nelle vicinanze di Pascarosa si eleva la Specchia Satia, un manufatto monumentale simile a un trullo ma interamente occupato da pietre, di antichissima origine, osservatorio privilegiato di antiche comunità di questa area della regione.
[Enza Aurisicchio]

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