Edicola votiva della Deposizione dalla Croce


Edicola votiva n. 33

COLLOCAZIONE via Padre Serafino Tamborrino
ALTEZZA DA TERRA  80
DATAZIONE XVIII-XIX secolo
MISURE  225 x 190 x 35
DATA COMPILAZIONE aprile 2003

DESCRIZIONE   L’edicola di grandi dimensioni è situata nel tratto iniziale del muro di delimitazione di palazzo Tanzarella, ora Ghionda. Di forma rettangolare, la nicchia è protetta da una inferriata metallica munita di lucchetto.

NOTE   E’ sicuramente la più conosciuta delle edicole ostunesi, non solo per le notevoli dimensioni, ma anche per essere collocata all’incrocio tra due importanti arterie dell’abitato ottocentesco ostunese. Denominata popolarmente lu Cruggefisse, ricordata nella produzione vemacolare locale (Lu jattudde de li biatièllu, scena quinta), l’edicola ha finito con l’assumere il ruolo di toponimo di una ben precisa area della città, limitrofa de lù Cullègge. Bisogna comunque precisare che nel linguaggio locale lu Cruggefisse designa due differenti luoghi di culto, cari alla pietà popolare: da un lato l’edicola votiva, dall’altro la terza cappella della navata sinistra della vicina chiesa dell’ Annunziata, decorata dal pregevole gruppo scultoreo della Crocifissione della fine del 1600, realizzato da fra’ Angelo da Pietrafitta e completato nel 1950 da Michele Lupo con un fondale scenografico riproducente la collina del Golgota, eliminato nelle ristrutturazioni dell’ultimo decennio del secolo. Esiste, inoltre, un’altra edicola denominata il Crocifisso ancora oggi visibile lungo la strada comunale detta di San Lorenzo, nel punto in cui incrocia la strada di San Leonardo. L’edicola denomina anche l’ortale retrostante, antico possesso delle monache benedettine di San Pietro. L’edicola di via Tamborrino si deve quasi certamente all’iniziativa dei padri francescani Riformati che dimoravano nel vicino convento, annesso alla chiesa dell’Annunziata. E’ nota, infatti, la grande devozione tributata dai francescani all’immagine del Crocifisso, in memoria di quello miracoloso che parlò a San Francesco nella chiesa di San Damiano. Le prime notizie di questa cappellina ascendono al XVII secolo, quando la famiglia Valente possedeva in questo luogo un giardino confinante con quello di Marcantonio Bagnardo (attuale palazzo Carissimo) e con il giardino della cappella del SS. Sacramento Lu Crucefisse. Nei primi decenni del 1800 è documentata una strada maggiore detta del Santo Crocifisso; questa strada, che oggi corrisponde a via Giacomo Leopardi, nella Platea dei censi riscossi dal Reverendo Capitolo di Ostuni sulle case costruite sui terreni dell’ orto di Valente, interseca a settentrione la strada che guarda la marina (oggi piazzale Domenico Colucci) e a meridione la via pubblica (strada dei Riformati ora via Ludovico Pepe).

Nel corso degli anni la struttura è stata sottoposta a interventi conservativi, che comunque non possiamo definire più precisamente. La signorina Caterina Calamo, deceduta novantatreenne nel marzo 2003, ricordava addirittura che l’edicola fosse stata innalzata dal padre, il commerciante Antonio Calamo nel 1937. Avendo accertato l’anteriorità di questa costruzione, è più probabile che i riferimenti appannati dal tempo dell’anziana signorina, si riferissero più che ad un’edificazione, a dei lavori forse anche in muratura, voluti dal padre. Per questo intervento, il pio genitore chiese un contributo ai residenti della zona, che rifiutarono qualsiasi offerta. Fu così che nel 1937, a proprie spese, completò la struttura votiva. Nel 1949, il figlio di Antonio, Alfredo Calamo e la moglie Carmela Zaccaria protessero l’edicola con l’inferriata in ferro battuto. L’immaginario collettivo fantasticava sulla presenza di spiriti maligni e burloni che si aggiravano in questa zona, collocata all’estrema periferia della città fino agli anni Trenta del 1900. Si narra, a questo proposito, che un contadino costeggiata l’edicola prima di recarsi in campagna, abbia visto all’improvviso apparire un cavallo interamente bianco, privo di conduttore, dileguatosi subito dopo, inspiegabilmente. Anche per un’edicola in contrada Cinèra si favoleggiava della presenza di uno spirito, che cercava di allontanare con le sue apparizioni improvvise i residenti della contrada.

Immagine votiva della Deposizione dalla Croce

OGGETTO      dipinto

SOGGETTO   Deposizione dalla Croce

DATAZIONE 1949

MATERIA      tempera grassa su legno

MISURE         200 x 190

 AUTORE       Michele Lupo

STATO DI CONSERVAZIONE         cattivo

DESCRIZIONE   Poche le figure della scena, chiaramente distinguibili. Sul lato sinistro si individua una figura inginocchiata probabilmente riferibile alla Maddalena. Sempre a sinistra sullo sfondo si erge la croce con una scala addossata. Al centro del pannello una figura inginocchiata o seduta, coperta con mantello e con il braccio sinistro disteso, potrebbe rappresentare la Madonna Addolorata con il corpo di Cristo ai suoi piedi o sostenuto in grembo. A destra risulta nettamente distinguibile un personaggio maschile con corta barba e con baffi, che potrebbe ritenersi San Giovanni Evangelista.

ISCRIZIONE A DIV.NE (DIVOZIONE) CONIUGI ALFREDO CALAMO CARMELA ZACCARIA

NOTE   Il dipinto, comunemente definito il Crocifisso, rappresenta in realtà una Deposizione dalla Croce. Possiamo ricostruire la scena rappresentata, in virtù di una sommaria descrizione riportata nelle pagine dello Scudo: “L’edicola …. rovinata tante volte dall’ incoscienza del monellume e ora rifatta a nuovo . . . il quadro racchiuso figura la deposizione di Gesù morto tra le braccia della Madre con accanto Maria Maddalena e San Giovanni, il prediletto”. Secondo la testimonianza del nipote di Alfredo Calamo, lo zio suggerì a Michele Lupo di riprodurre il soggetto raffigurato in una tela custodita nella vicina chiesa dell’Annunziata. La tela, alla quale si sarebbe dovuto ispirare il decoratore Lupo, potrebbe essere la celebre Deposizione di Paolo Caliari detto il Veronese, ma la diversa organizzazione della scena, pur nell’esiguità del materiale pittorico pervenutoci, non consente di ritenere sostenibile questa supposizione.

BIBLIOGRAFIA
A.S.B., Fondo notarile di Ostuni, notaio Venanzio Fedele De Anna, inv. 6341, anno 1770, cc. 192-198 e notaio Francesco Paolo Incalzi, inv. 6383, anno 1789, cc. 219-227.
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A.S.B., Platea del monastero benedettino, 1825, voI. XIV c. 34r.
A.C.C.D.O .. , Seguito della Platea relativa ai canoni dell ‘orto di Maiunno che si appartengono al sagrestano partecipante ecclesiastico del Capitolo di Ostuni redatto nell’anno 1910 dal Sacerdote partecipante Don Cosimo Pignatelli.
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T. NOBILE, J nomi popolari … , op. cit., pp. 69-70.
AA.VV., La scuola San Carlo Borromeo e il suo antico sito: un percorso didattico attraverso le fonti storico documentarie, Oria 1998, p. 69.